Colpevoli di silenzio
Ciao 🙂
Il secondo anno dalla morte di Giulia Cecchettin non ha portato a niente.
L’anno scorso ricordo che scrissi una newsletter in cui parlavo di lei, della sorella Elena, di educazione sentimentale e di scuola.
Mi dicevo che ero stupita che solo qualche classe delle medie, nel mio paese, avesse fatto qualcosa.
365 giorni dopo in piazza c’erano solo due classi, un pubblico minuscolo di qualche genitore venuto a incoraggiare i ragazzi e le ragazze (super intimiditi, nonostante la loro coreografia, le loro parole e i loro disegni fossero molto potenti)… e basta.
Il mio non è un modo per sfogare rancore contro l’amministrazione comunale o la scuola, perché hanno fatto quello che dovevano. Ovvero il compito che ci si aspettava.
Il mio è un modo per dire che non è successo nulla.
Che in Italia sono diminuiti gli omicidi ma non i femminicidi.
Che ho sentito storie terribili, anche nella mia città (che somiglia più a un paese che a una metropoli), di ragazzine coinvolte in casi di revenge porn e peggio.
Che ancora la politica e chi scrive le notizie si ostinano a parlare di “quei bravi ragazzi che salutavano sempre” e di “non tutti gli uomini”.
Non abbiamo fatto rumore ma zitte e zitti siamo rimasti e rimaste al punto di partenza.
Io stessa ho condiviso sulla pagina fb di www.giorgiafieni.website un articolo Ansa coi volti delle donne uccise ma non ho scritto niente di nuovo.
Sono anch’io colpevole.
Non ho fatto rumore in quest’anno ma ho ascoltato e letto.
Perché vorrei che, quando pubblicherò qualcosa, non sarà il 25 novembre, ma in un un giorno a caso. Forse un giorno di festa. Forse un giorno di vacanza.
Vorrei che lo facessi anche tu.
Che facessi rumore in un giorno a caso. Schierandoti quando ti ci trovi davanti… a una tua amica, a una tua conoscente, a un caso che ti ha colpito.
Perché il giorno a caso mio e il giorno a caso tuo sono già due giorni in cui si fa rumore. E se lo facciamo in tanti allora sì che il rumore si diffonde.
E il responsabile non sembrerà più “un bravo ragazzo che l’amava ma ha perso la testa per un attimo” ma un assassino.
E il complimento non richiesto o la pacca non desiderata non saranno un complimento ma una prevaricazione.
E il controllo sul nostro corpo e la nostra vita privata non sarà più “sana gelosia” ma un superare di molto i confini.
Giulia Cecchettin e le oltre novanta vittime dopo di lei lo chiedono. Tutte le donne lo chiedono. Ascoltiamole.
Un abbraccio
Giorgia