Lo sbigottimento social della vittoria
Ciao.
Non ho mai scritto una newsletter di getto, ma oggi ci voglio provare.
Sono due giorni che penso se dire o scrivere (in qualche story) qualcosa sulle elezioni americane. Perché io di politica ne so non-troppo e non mi ergo a tuttologa se non so di cosa parlo (mi informo prima, per ogni cosa che dico o scrivo pubblicamente, altrimenti vado di onesto “Non ne ho idea” o sto zitta). Ma oggi ho deciso di farlo perché l’ultima newsletter di Giulia Blasi mi ha convinta a non mollare, che ogni voce conta e che spiegare il proprio punto di vista a chi ti segue è utile. Anche se è piccolo piccolo.
Il punto è che innanzitutto è difficile informarsi. Ciò che leggo (preferisco leggere che ascoltare i telegiornali o i dibattiti politici… la voce di certe persone mi urta profondamente e come sottofondo dei miei pasti e delle mie serate scelgo qualcosa di più tranquillo) non sempre è degno di fiducia.
O forse è troppo di parte. Perché i miei social erano talmente pieni di messaggi pro-Kamala che ho pensato a una vittoria schiacciante.
Così, quando ha vinto Trump, ero attonita. Sbigottita.
Ho pensato innanzitutto che puoi avere milioni e milioni di followers come Taylor Swift, Meryl Streep, Michelle Obama e Lady Gaga (tanto per fare qualche nome) ma i voti non li sposti. Non accade perché la maggior parte dei followers preferisce guardare il cellulare che alzare gli occhi sulla realtà che li circonda e andare a votare. E non c’è da stupirsi, visto che ogni singolo contenuto è fatto per loro e ad uso e consumo degli algoritmi che li guidano. Che decidono se mostrarli o meno e a chi.
Ho anche riflettuto (con l’aiuto di un’amica molto più arguta di me) che chi guida questi algoritmi è anche chi per la maggior parte chi ha finanziato la campagna elettorale di Trump e che probabilmente finanzierà tutto il suo mandato, e quindi farà il bello e il cattivo tempo assieme a lui.
E poi ho trovato, sempre sui social, commenti super contenti per quella vittoria. Da ogni genere di persona, uomini e donne. Persone che credevo avessero capito che senza diritti civili non c’è uguaglianza e senza uguaglianza non c’è pace. Credevo fosse chiaro e cristallino e invece no. C’è un fascismo preponderante che guarda tutto dall’alto pensando solo al suo orticello privilegiato e lamentandosi quando invece non ha nulla per cui farlo, lasciando che la sua rabbia ci investa e ci lasci senza energie nemmeno per controbattere.
Non so se si possa fare qualcosa per cambiare tutto questo.
Ma ci proverò comunque, nel mio piccolo, a fare informazione.
Un abbraccio
Giorgia
Ps: Un ultimo pensiero l’ho dedicato a Melania. Colei che alla fine dell’altro mandato era intenzionata a divorziare dal marito e ora è ancora lì. Non al fianco, ma un passo indietro. Esattamente dove lui metterà tutte le donne del mondo.